1 Un articolato panorama della scienza giuridica italiana d'inizio '900 è offerto da G. P. ROSSI, Scienza giuridica italiana. Un profilo storico. 1860 - 1950, Giuffré, Milano 2000.2 Oreste Ranelletti (1868 - 1956), professore di diritto amministrativo nelle Università di Camerino, Macerata, Pavia, Napoli e Milano, fu uno dei maggiori rappresentanti della scienza pubblicistica italiana.3 Alfredo Rocco (1875 - 1935) insegnò diritto commerciale a Urbino e a Macerata, diritto processuale civile a Parma e a Palermo, diritto commerciale a Padova, legislazione del lavoro e poi diritto commerciale a Roma, dove fu rettore dal 1932 sino alla morte. Esponente e principale teorico del nazionalismo, nel 1921 fu eletto deputato nella lista dei blocchi nazionali. Presidente della Camera (1924 - 1925), fu nominato nel 1925 ministro di Grazia e Giustizia. Nei sette anni in cui ricoprì questo incarico avviò la complessa legislazione con la quale il fascismo diede fisionomia giuridica alla propria dittatura. Ebbe un ruolo determinante nella elaborazione della Carta del lavoro (1927).4 Sergio Panunzio (1886 - 1944), filosofo del diritto e politico, insegnò nelle Università di Ferrara (1920 - 1925), Perugia (1926 - 1927), Università nella quale ricoprì anche l’incarico di rettore, e Roma, dal 1927. Giovane sindacalista seguace di Sorel, fu redattore dell’Avanti! e dell’Azione. Interventista e fondatore a Ferrara, assieme a Italo Balbo, del Fascio nazionale interventista, collaborò al Popolo d’Italia. Nel 1923 si iscrisse al Pnf. Fu membro della direzione nazionale (1924) e segretario generale della Corporazione nazionale della scuola. Deputato (1924 - 1939) e consigliere nazionale (1939 - 1943), fu anche sottosegretario alle Comunicazioni (1924 - 1924). Non aderì alla Rsi.5 Vittorio Emanuele Orlando (1860 - 1952), professore di diritto costituzionale, diritto amministrativo e diritto pubblico in varie università italiane, partecipò come personaggio di primissimo piano alla vita politica italiana. Parlamentare dal 1897 al 1925 fu ministro della Pubblica istruzione (1903 - 1905), di Grazia e Giustizia (1907 - 1909) e dell’Interno (1916 - 1917). Fu presidente del Consiglio dal 29 ottobre del 1917 al 19 giugno del 1919. Dopo una cauta apertura al fascismo, nel 1924 passò all’opposizione, ritirandosi dalla vita politica e dall’insegnamento, essendosi rifiutato di giurare fedeltà al regime. Caduto il fascismo, riassunse i suoi incarichi universitari e riprese a partecipare alla vita politica del paese. Fu membro della Consulta nazionale, dell’Assemblea Costituente e poi senatore di diritto nella prima legislatura repubblicana.6 Santi Romano (1875 - 1947) fu professore di diritto amministrativo a Camerino, di diritto costituzionale a Modena, Pisa e Milano. Nel 1928 fu nominato presidente del Consiglio di stato e tenne per incarico l’insegnamento di diritto costituzionale all’Università di Roma. È unanimemente considerato una delle figure più insigni della scienza giuridica italiana.7 J. ORTEGA Y GASSET, La rebelión de las masas, Madrid, Ediciones de la Revista de Occidente, 1930, trad. it. La ribellione delle masse, il Mulino, Bologna 1974, p.13.8 S. PANUNZIO, Stato e sindacati, Prolusione al corso di Filosofia del Diritto all’Università di Ferrara letta il giorno 16 novembre 1922, in << Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto>>, 3, 1923. Ora in Il fondamento giuridico del fascismo, a cura di F. Perfetti, Bonacci, Roma 1987, p. 142.9 L. MANNORI, B. SORDI, Storia del diritto amministrativo, Laterza, Roma-Bari 2001, p. 407.10 L. DUGUIT, Manuel de Droit constitutionel, Albert Fontemaireg Editeur, Paris 1907, pp. 417 ss., 536 ss..11 Per un quadro di sintesi di questo fenomeno si rinvia a G. CAZZETTA, Lavoro e impresa, in Lo Stato moderno in Europa. Istituzioni e diritto, a cura di M. Fioravanti, Laterza, Roma-Bari 2002, pp.139-162.12 Sulla nascita e sullo sviluppo del movimento sindacale in Italia si veda per tutti A. PEPE, Storia del sindacato in Italia nel ‘900, I, La CGdL e l’età liberale, Ediesse, Roma 1997.13 Sul punto mi permetto di rinviare al secondo capitolo del mio lavoro, P. MARCHETTI, L’essere collettivo. L’emersione della nozione di collettivo tra contratto di lavoro e Stato sindacale, Giuffrè, Milano 2006.14 La posizione, molto seguita in ambito dottrinale, trova una sua compiuta formalizzazione in A. ASCOLI, Sul contratto collettivo di lavoro, in << Rivista di diritto commerciale>>, 1, 1903, 1, pp. 95-107.15 G. MESSINA, I concordati di tariffe nell’ordinamento giuridico del lavoro (pubblicato nel 1904 nella << Rivista di diritto commerciale>>, 2, pp. 458-514) e in Scritti giuridici, IV, Scritti di diritto del lavoro, Giuffrè, Milano 1948, pp. 1-54.16 G. MOSCA, Feudalesimo funzionale, in Corriere della sera del 19 ottobre 1907, ora in ID., Il tramonto dello Stato liberale, a cura di A. Lombardi, Bonanno Editore, Catania 1971, pp.198-203.17 G. MOSCA, Il pericolo dello Stato moderno, in Corriere della sera del 27 maggio 1909, ora in ID., Il tramonto dello Stato liberale, cit., pp. 210-217.18 E. J. HOBSBAWM, Il secolo breve, 1914 - 1991: l'era dei grandi cataclismi, Rizzoli, Milano 1995.19 Sul punto si veda C. LATINI, Governare l’emergenza. Delega legislativa e pieni poteri in Italia tra Otto e Novecento, Giuffrè, Milano 2005.20 Sul coinvolgimento delle rappresentanze operaie durante il periodo bellico nel processo di mobilitazione industriale si vedano: L. TOMMASINI, Mobilitazione industriale e classe operaia, e B. BEZZA, Gli aspetti normativi nella legislazione industriale del periodo bellico (1915 - 1918), entrambi in Stato e classe operaia in Italia durante la prima guerra mondiale, a cura di G. Procacci, Franco Angeli, Milano 1983, pp. 79-102 e 103-12021 In particolare, sugli scioperi dei pubblici dipendenti, si veda G. MELIS, Burocrazia e socialismo nell’Italia liberale. Alle origini dell’organizzazione sindacale del pubblico impiego, il Mulino, Bologna 1980; per ciò che riguarda gli scioperi dell’inizio degli anni Venti, v. pp.171 ss.
22 S. ROMANO, Lo Stato moderno e la sua crisi, Discorso inaugurale dell’anno acc. 1909/1910 nella R. Università di Pisa, pubblicato nel 1910 nella
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