1. Attorno agli anni ‘20 del ‘900, alcuni tra i più noti giuristi italiani si impegnarono in un dibattito non usuale ed un po’ eccentrico rispetto alle abituali questioni frequentate allora dalla scienza giuridica. Un dibattito ‘minore’, si potrebbe dire, il quale aveva ad oggetto un tema come quello dello ‘Stato sindacale’ che, sino ad allora, aveva attirato l’attenzione di soggetti estranei allo scientificamente assai controllato mondo dell’accademia.

Eppure, gli autori che vi presero parte erano già allora (o erano destinati a diventarlo) personaggi di uno spessore indiscutibile. Sia sul piano disciplinare, sia su quello della scena pubblica italiana. Anche a non avere dimestichezza con la storia del diritto, è impossibile non possedere di alcuni di loro una conoscenza neanche troppo superficiale. Parlo di autori come Oreste Ranelletti, Alfredo Rocco, Sergio Panunzio, Vittorio Emanuele Orlando, Santi Romano.

Data per scontata una certa difficoltà di individuare l’oggetto di questo scritto, converrà disporre le questioni con ordine. Gli autori di cui ho parlato, in fondo, sono solo le “voci narranti”. Mancano ancora gli attori di questa narrazione. E ne manca ancora il contenuto. Ma questo si dipanerà piano piano. Gli attori prima, poi la storia. Per presentare gli attori, allora, mi servirò di due citazioni, diverse per la notorietà degli autori, ma entrambe estremamente interessanti.

 

La moltitudine, improvvisamente, si è fatta visibile (...). Prima se esisteva passava inavvertita, occupava il fondo dello scenario sociale, adesso è avanzata nelle prime file, è essa stessa il personaggio principale. Ormai non ci sono più protagonisti: c’è soltanto un coro.

 

Lo Stato non si riconosce più. Questo è il fatto. La sua maestosa e pura linea classica e statutaria è spezzata e scomposta. Né è possibile che si ricomponga nella sua forma primitiva. É assurdo. Della vecchia idea e della vecchia forma dello Stato non rimangono che i rottami. Lo Stato si oscura e si ritira, emerge e passa, invece, in prima linea la Società.

 

La prima citazione è abbastanza famosa. Si tratta di José Ortega y Gasset. Ed è presa dal suo lavoro più famoso, La rebelión de las masas, pubblicato nel 1930. La seconda è una citazione di Sergio Panunzio, giurista e filosofo meno noto di Ortega y Gasset, ma, per alcuni versi, pure lui molto interessante, anche se molto controverso                                                                   .....  

 

 

 

 

 

 

 

 
   
   
 

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