1 È questo il titolo della celebre analisi di A. GORZ, Metamorfosi del lavoro. Critica della ragione economica, tr. it. Bollati Boringhieri, Torino 1992.

2 Tra i più interessanti studi sul lavoro da un punto di vista filosofico, cfr. D. MÉDA, Le travail. Une valeur en voie de disparition, Aubier, Paris 1995; tr. it. Società senza lavoro, Feltrinelli, Milano 1997 e F. TOTARO, Non di solo lavoro. Ontologia della persona e etica del lavoro nel passaggio di civiltà, Vita e Pensiero, Milano 1992.

3 Su questi temi si vedano, tra gli altri, E. RULLANI, Economia della conoscenza. Creatività e valore nel capitalismo delle reti, Carocci, Roma 2004 e M. LAZZARATO, Lavoro immateriale. Forme di vita e produzione della soggettività, Ombre Corte, Verona 1997.

4 Sul concetto di “mobilitazione totale” si veda l’interessante contributo di M. COMBES - B. ASPE, Revenue garanti et bio-politique, <Alice>, n. 1, 1998.

5 Per un recente e dettagliato studio sul tema, cfr. L. SACCONI (a cura di), Guida critica alla responsabilità sociale e al governo d’impresa, Bancaria Editrice, Roma 2005. Su questi temi mi permetto di rinviare a B. GIOVANOLA, La responsabilità sociale d’impresa tra etica ed economia: fondamenti filosofici e pratiche applicative, «Notizie di Politeia», n. 87, in stampa.

6 Su questo aspetto cfr. W. C. FREDERICK, Moving to CSR4. What to Pack for the Trip, <Business & Society>, vol. 37, n. 1/1998.

7 L. CASELLI, Neppure le imprese possono fare a meno dell’etica, in RUSCONI - DORIGATTI, La responsabilità…, pp. 36-56, qui p. 43 (corsivi nostri). Sulla necessità di superare l’unilateralità e le eccessive semplificazioni nella scienza economica, si veda il magistrale saggio di A. O. HIRSCHMAN, Come complicare l’economia, il Mulino, Bologna 1988.

8 Cfr. S. ZAMAGNI, La critica delle critiche alla CSR e il suo ancoraggio etico, in L. Sacconi (a cura di), Guida critica cit., pp. 319-334.

9 Cfr. I. MUSU, Economia ed etica, in C. Vigna (a cura di), Introduzione all’etica, Vita e Pensiero, Milano 2001, pp. 255-74, qui p. 262.

10 Cfr. Commissione delle Comunità Europee, Libro verde. Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese, 18 luglio 2001; Id., Comunicazione della Commissione relativa alla responsabilità sociale delle imprese: un contributo delle imprese allo sviluppo sostenibile, 2 luglio 2002; Id., Seconda Comunicazione sulla responsabilità sociale d’impresa: Il partnerariato per la crescita e l’occupazione: fare dell’Europa un polo di eccellenza in materia di responsabilità sociale delle imprese, 22 marzo 2006.

11 A. GORZ, L’immatériel. Connaissance, valeur et capital, Galilée, Paris 2003; tr. it. L’immateriale. Conoscenza, valore e capitale, Bollati Boringhieri, Torino 2003, p. 24 s.

12 Ivi, p. 25, corsivi nostri.

13 Gorz parla di “produzione di sé”, e non di formazione di sé. Tuttavia abbiamo preferito apportare questa modifica terminologica, poiché l’espressione adottata da Gorz può comportare il rischio di intendere anche la formazione di sé in modo produttivistico e, in un certo senso, meccanico.

14 Ivi, p. 19 ss., qui p. 20. Sul tema cfr. anche A. GORZ, La persona diventa un’impresa, tr. it. in A. CAILLÉ (a cura di), Il lavoro dopo la ‘fine’ del lavoro, Città Aperta, Troina 2003, pp. 45-55.

15 Sul fronte di una ridefinizione della ricchezza rimane fondamentale il contributo del capability approach e, in particolare, dell’opera di Amartya Sen (su questi temi mi permetto di rimandare a B. GIOVANOLA, Personhood and Human Richness. Good and Well-Being in the Capability Approach and Beyond, <Review of social economy>, vol. 63, n. 2/2005, pp. 249-267). Cfr. anche D. MEDA, Qu’est-ce que la richesse?, Aubier, Paris 1999 e P. VIVERET, Reconsidérer la richesse, Paris 2001.

16 A. GORZ, L’immateriale, cit., p. 61.

 

 

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