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					 "Abbiamo bisogno di ricerche su come 
					servirci della tecnologia, per creare istituzioni che 
					permettano un'interazione personale creativa e autonoma, e 
					per far emergere valori che i tecnocrati non siano 
					sostanzialmente in grado di controllare".                                                                       IVAN 
					ILLICH
					
					  
					
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					Quando guardiamo la televisione, è 
					il tubo catodico a “leggere” noi, “le nostre retine sono il 
					bersaglio diretto del fascio di elettroni”, suggerisce De 
					Kerckhove, rilanciando l’assioma di Marshall McLuhan per cui 
					la “TV ci guarda”. Essendo elettronico, il televisore, 
					modula frequenze, va oltre l’idea del montaggio sequenziale 
					per fotogrammi proprio del cinema, crea un campo 
					elettromagnetico in cui vengono modulati i nostri sensi e i 
					nostri processi cognitivi. “Massaggia il cervello” affermò 
					lo stesso McLuhan, parafrasando il suo celebre assioma: “il 
					medium è il messaggio”. 
					Non solo, per anni s’è giocato su questo doppio senso 
					rivelatore, tant’è che “il medium è il massaggio” divenne 
					per molti l’idea chiave per affrontare le culture 
					elettroniche.                                     
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					R.KIPLING Taffimai inventa la scrittura 
					disegno, in Storie proprio così,  
					Mursia, Milano, 1993 | 
					
					
					 
					
					 
					
					Il pensiero olistico
					 
					
					Rispetto al funzionamento della mente, l’evoluzione dei 
					sistemi di comunicazione ha creato certamente dei 
					disequilibri con una sovra-offerta di immagini e 
					informazioni, ma allo stesso tempo, grazie all’iper-medialità, 
					ha permesso una distribuzione dei concetti in modo più 
					efficace, meno strutturato secondo le logiche e le gerarchie 
					dei sistemi disciplinari, decisamente innaturali. 
					Sollecitando una selezione psicologica reattiva.                                     
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					"Un modo di pensare capace di 
					interconnettere e di solidarizzare delle conoscenze separate 
					è capace di prolungarsi in una etica di interconnessione e 
					di solidarietà fra umani. 
					Un pensiero capace di non rinchiudersi nel locale e nel 
					particolare, ma capace di concepire gli insiemi, sarebbe 
					adatto a favorire il senso della responsabilità e il senso 
					della cittadinanza”.                                             
					EDGAR MORIN | 
					
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					Incisione del sec XV, Figura 
					flebotomica (segno che rappresenta 
					
					l'ordine segreto del 
					mondo) | 
					
					 
					
					La testa ben fatta
					 
					
					É possibile quindi pensare ad un nuovo 
					paradigma cognitivo: progettare ambienti di apprendimento 
					che rilancino la natura non lineare della nostra coscienza, 
					esprimendo la dimensione reticolare delle informazioni e 
					delle percezioni nella simultaneità della realtà complessa. 
					In questi processi, il pensiero olistico può diventare 
					metodo d’apprendimento e di sperimentazione dei nuovi 
					linguaggi per sondare i giacimenti culturali, le risorse, 
					della società futura. Secondo Edgar Morin, il principio 
					educativo futuro si basa su tre sfide: la sfida culturale 
					per coniugare il sapere umanistico con quello tecno-scientifico perché non vengano separati i campi, 
					integrandoli in una riflessione sul destino umano e sul 
					divenire dell’evoluzione tecnologica; la sfida sociologica, 
					riconoscendo che l’informazione è la materia prima per 
					produrre una conoscenza che deve essere costantemente 
					riveduta da un pensiero rivolto sia all’individuo                                               
					..... 
					 
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					L'infosfera
					 
					
					Avete presente l'immagine leonardesca 
					dell’Uomo di Vitruvio inscritto nel cerchio mondo 
					idealizzato dal Rinascimento? 
					 Bene, è un’immagine che ci rassicura, rende chiara e forte 
					l’idea per cui l’uomo possa essere la misura del mondo. Ma 
					forse non è cosi. O meglio non è giusto che sia così. 
					 La misura del mondo è il mondo stesso, in tutta la sua 
					complessità. 
					 Non è giusto quindi pensare di porre l’uomo al centro del 
					mondo, o perlomeno è una forzatura. 
					 Non possiamo insistere con quella superstizione 
					antropocentrica, tanto più oggi, disseminati come siamo, sia 
					nella natura che inizia a farci pagare il conto per lo 
					sfruttamento subito, sia nella società che modelliamo 
					artificialmente intorno a noi,       
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					Hi- Touch
					 
					
					Nell'infosfera digitale si è 
					sollecitati ad essere soggetti attivi, protagonisti di un 
					ambiente altamente tecnologico, "high tech", in cui le 
					informazioni tendono, secondo i principi dell’interattività, 
					ad avere un senso bidirezionale. In quel mondo informatico 
					le informazioni vengono trattate dalla nostra capacità 
					d’essere "hi-touch": il contatto espresso dal nostro 
					potenziale interattivo di utenti. 
					 
					Il semplice giocare sull’assonanza delle parole “high tech” 
					- “high touch” deriva dall’intuizione di John Naisbitt, che 
					scrisse: “High tech – high touch è la formula che uso per 
					descrivere il modo in cui rispondiamo alla tecnologia. Ogni 
					volta che una nuova tecnologia viene introdotta nella 
					società, ci deve essere il contrappeso di una spinta umana 
					che ristabilisce l'equilibrio – cioè high touch – in caso 
					contrario la tecnologia viene respinta. Più c'è high tech, 
					più occorre high touch”.                      
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