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Fig. 1
Fig. 2
Fig. 4
Fig.5 |
Le scritture, come le teorie grafologiche insegnano, hanno un loro linguaggio al di là del significato convenzionale dei segni usati. Esse parlano con il movimento che le anima e con il gioco dei pieni e dei vuoti che delinea lo spazio grafico.
Anche le scritture medioevali, seppure improntate a rigidi modelli calligrafici, trasmettono messaggi mimetici ed iconici dell’epoca in cui furono composte, soprattutto quando interagiscono con miniature e decorazioni.
Un volume di qualche anno fa, contenente gli Atti di un Convegno sulle scritture esposte tra Medioevo e Rinascimento, presentava un titolo di derivazione dantesca,
Visibile parlare (Purg. X, 95), con un’applicazione un po’ diversa (per Dante designava le battute di un dialogo fra persone scolpite in bassorilievi). Giovanni Pozzi poco prima aveva scritto un denso volume dal titolo
Sull’orlo del visibile parlare, sulle forme di interazione tra testo e immagine, e prima ancora un altro ampio contributo dal titolo
La parola dipinta, sulla poesia figurata o calligrammi.
Fig. 3
Il problema del rapporto tra i modelli di scrittura e le civiltà che li hanno prodotti, o più in particolare lo studio della scrittura nelle sue relazioni con la «psicologia» dei popoli, è stato affrontato nel 1960 in una settimana di studi a Parigi. Qui illustri accademici, storici della scrittura e paleografi hanno discusso sulle possibilità di una «paleografologia»: se le scritture individuali di oggi lasciano intravedere le qualità temperamentali del loro autore, è possibile nelle scritture storiche, che si conformano agli stili calligrafici dell’epoca, ritrovare le particolarità dello spirito collettivo e della civiltà cui appartengono? Il paleografo Robert Marichal (1904-1999), relatore al Convegno, sottolineava per il Medioevo le analogie tra l’evoluzione della scrittura e dell’architettura, tra i monumenti di pietra e quelli della pergamena, tra il lavoro dell’architetto, dello scultore e quello dell’ama-nuense. Se si accetta una grafologia contemporanea non si vede perché si debba escludere una grafologia storica che offrirebbe la possibilità di conoscere molto più approfonditamente le caratteristiche dominanti di un’epoca.
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Roma, Biblioteca Angelica, Mss. 1273-1274
Sec. XXII (Bibbia Atlantica)
Fig .1 Ms.1273, f. 5v: Scene della Genesi su quattro registri.
Fig .2 Ms.1273, f. 6r: Incipit della Genesi.
Fig .3 Ms.1273, f. 120r: Margine inferiore del foglio con disegno
aggiunto (sec. XIV).
Fig. 4 Ms.1274, f. 9v: Decorazione di Verbum iniziale.
Fig. 5 Ms.1274, f.142r: Tavole dei Canoni.
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