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Angelo Capasso
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APPUNTI PER UNA MATEMATICA DELLA SENSAZIONE
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“Io sono capace di provare che non solo la luce, il colore,
e cose simili,
ma anche il moto, la forma e lo spazio non
sono altro che qualità apparenti”
LEIBNIZ
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“I only use numbers because it is a way
of writing
without describing”
HANNE DARBOVEN |
NUMERI.
La realtà sensuale e la realtà ottica nascondono un comune
problema: la loro concretezza apparente. Qual é la
concretezza del vedere, del sentire, dell'odorare,
paragonata al processo logico con cui qualifichiamo la
nostra presenza quantitativa nel mondo? Ogni processo è
enumerabile. I numeri sono quello strumento necessario a
definire un pensiero che elabori l'Infinito. Nell'accettare
una descrizione matematica della natura, i fisici sono stati
obbligati ad abbandonare il mondo comune dell'esperienza, il
mondo della percezione dei sensi. Per comprendere il
significato di questo abbandono, è necessario oltrepassare
la fragile frontiera che divide la fisica dalla matematica.
L'arte, quando si interessa dei numeri, quando ostenta la
sua versione strutturale, può essere la soglia mobile
attraverso cui far combaciare qualità e quantità attraverso
il valore iconico dei numeri. Il numero assume un
protagonismo con le Avanguardie.
Entra nel quadro, entra nel lavoro della pittura, del
collage, dell'installazione, entra nel sistema degli scambi
e si sedimenta come pensiero insostituibile per capire la
velocità e le progressioni del caso. Come nel confronto tra
fisica e matematica, l'arte ha posto dei quesiti
comprendenti e relazioni fra l'osservatore e la realtà, fra
soggetto ed oggetto, in altre parole ha posto su un piano
visivo quelle domande che hanno assillato i filosofi fin
dall'alba della ragione, fin dai primi numeri ancora immersi
nella nebulosa dell'esperienza originaria.
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1.
Euclide e Fibonacci: lo spazio numerale
Lo spazio euclideo è uno spazio assiomatico. La sua
geometria basata su alcune nozioni comuni, accettate come
postulati, ha prodotto dei teoremi elementari, su cui si
costruisce ancora oggi il pensiero minimale, razionale,
naturalista: il 'corretto modo di ragionare' (che lui chiama
le regole di inferenza), si pongono come date delle
proposizioni la cui verità viene accettata senza
dimostrazione. Le proposizioni (gli assiomi) servono come
punto di partenza dal quale dimostrare in modo rigoroso
(usando le regole di inferenza) tutto quanto segue (i
teoremi).
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2.
Artisti, ingegneri e architetti:
Leonardo da Vinci e Piero della Francesca
Leonardo da Vinci si accorse che i numeri di Fibonacci
tornavano nella posizione delle foglie sui diversi tipi di
piante, ovvero nella fillotassi. Quella progressione
corrispondeva alla proporzione aurea. Il pittore francese
Seurat ne ha fatto un uso consapevole in molte delle sue
opere. Esempi dell'uso dei numeri di Fibonacci si hanno
nelle "fughe" di Johannes Sebastian Bach, nella Sonata in la
D 959 di Schubert, in parte delle opere di Debussy e di
Ravel, nell’Allegro Barbaro di Béla Bartók.
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ALIGHIERO BOETTI |
3. Il gioco e il caos nel caso Dada
Ogni puzzle è un componimento. Se manca un pezzo impazzisce
il sistema. La stanza di un bambino è un ordine caotico che
egli rielabora aggiungendo nuovo caos al caos. Jean Arp
lasciava cadere le forme su una superficie e ne studiava la
relazione.
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GINO DE DOMINICIS |
4.
Numeri e lettere: la
scienza surrealista
Questa formula di Eulero, grande matematico svizzero del
XVIII secolo, stabilisce una relazione apparentemente
strabiliante tra alcune costanti di utilizzo universale: a
prima vista sembra davvero molto strano che (un numero
trascendente elevato all'unità immaginaria moltiplicata per
un altro numero trascendente) possa essere uguale a -1. É
proprio in questa relazione trascendente che quella
equazione consente il più grande paradosso.
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5.
Florenskij e De Chirico: l'esperienza del sacro e
dell'enigma
L'esperienza metafisica attua l'infinita unità. I numeri
segnano le interpretazioni del simbolo. L'uno si rispecchia
e in tal modo, tornando su se stesso, s'invera come nuovo
Uno, che è due e così diventa via via tutti i numeri
successivi. Come nelle iterazioni ossessive di Warhol, la
ripetizione produce un'estetica che libera la forma dal
contenuto.
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