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VELOCITA' OVVERO QUALITA' COSTANTE NEL TEMPO
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Quando penso al mio rapporto con la velocità, ricordo un paio di episodi personali dove la forza unita alla dinamica produssero un piacere decisamente esaltante: fu intensa la fascinazione.
Chi non ha provato a lanciare l’auto a forte velocità, magari di notte, e sentire l’ebbrezza di una sensazione di potenza?
La velocità fa breccia sul nostro intimo e innesca un diabolico meccanismo di identificazione con conseguente rischio di depositare il proprio cervello negli scaffali sulla luna se non peggio nella esaltazione degenerata.
Velocità e' contrapposta allo star fermi; sinonimo di iniziativa contrapposta all’apatia e all’immobilismo; una cosa viva contro una cosa morta. Velocità sembra tutto; il resto nulla; le cose subito o mai più.
Niente ragione, solo istinto ed azione. Questo è il senso comune che oggi mi sembra prevalga nel rapporto con la velocità.
Essa viene rappresentata come la vera protagonista di ciascuno e del genere umano.
Confondiamo spesso tempismo con velocità. Eppure l’attimo è ciò che appare ma il merito sta nelle quinte del teatro della vita dove mille attori e collaboratori preparano l’attimo della rappresentazione.
A chi non è capitato visitando il Colosseo o una grande opera chiedersi: “maestoso, chissà quanto tempo ci è voluto”.
Sì lui, il tempo, che quasi vive in disparte nella nostra vita e su cui troppo stesso scorre spontaneo, è il vero protagonista del progresso. L’attimo veloce di un atleta come di un treno alta velocità è nulla, ha richiesto tempo, somma di tempo e di tanti, per preparare, osservare, domandarsi, provare, migliorare, sperimentare, migliorare, sbagliare, capire, ricercare e studiare e ancora ottimizzare e ancora prepararsi per il tempo che verrà prevedendone le necessità.
Non ci vuole un attimo per avere la prestazione e l’affidabilità di un prodotto.
Altro che suggestione alla rapidità; ci vuole tempismo nella immaginazione al futuro; è il solo per tentare di non subirlo. Preparandosi in tempo.
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[...] La velocità fa breccia sul nostro intimo
e innesca un diabolico meccanismo di identificazione...
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Foto
LISA CALABRESE
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