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“Atlante di numeri e
lettere”
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Raccontare le aziende con
lo stesso sentimento di incanto con cui si potrebbe
compiere un viaggio di penetrazione all’interno di una
foresta; e poi cercare di definire la geografia di
alcuni territori come frutto dell’interazione tra questi
ambienti e le altre entità che gravitano nelle stesse
aree; e poi ancora quanto c’è di comune e di diverso tra
una foresta e un’altra; e infine fare in modo di
compiere questo viaggio di ricognizione affidandone la
descrizione non solo ai naturalisti ma anche ai pittori:
così “Atlante di numeri e lettere”, creatura generata in
CMT, dichiara di muovere a esplorare per tramite di
coloro che utilizzano lo strumento del computo e anche
quello della scrittura o della creatività.
“Atlante di numeri e lettere” si propone dunque, nei
confronti delle aziende, come una possibilità altra di
offrire una propria immagine, comunicazione slegata dai
canoni pubblicitari, e rivolta all’attenzione e
all’ascolto di un auditorio dalle potenzialità
importanti, se considerate in misure non convenzionali
di tempi e spazi. L'obiettivo può essere conseguito
innanzitutto come naturale sviluppo di ipotesi, tanto
dalla redazione quanto dall'impresa: meglio da un
progetto risultante come integrazione tra gli
svolgimenti tematici della pubblicazione, di volta in
volta definiti, e quelle unità produttive percorse da
progetti culturalmente innovativi o legati a esperienze
formative. In questo scambio, in questa
complementarietà, si può intravedere una scommessa, la
cui posta è quella di riuscire a portare come immagine
non convenzionale l’idea dell’azienda verso imprevisti
territori di mercato. Le industrie interessate a
partecipare al racconto di “Atlante di numeri e lettere”
sentono il vento di un generale mutamento sollevarsi da
ogni punto dell’orizzonte. E sanno che tra le strutture
destinate a restare, certo sono quelle in cui è buono il
legame tra tradizione e innovazione, tra quantità e
qualità, tra profitto e etica: e in conclusione quelle
che sapranno integrare al proprio ruolo produttivo anche
quello di referente sociale, termine medio di una catena
di possibili relazioni tra quanto accade al proprio
interno e la realtà circostante, considerata nella sua
complessità. |
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Alta velocità
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Quest'anno “Atlante di numeri e lettere” ha scelto, tra
le possibili tematiche quella dell’alta velocità:
considerata innanzi tutto dal punto di vista
dell’accelerazione produttiva. Si svolgono quindi, nei
numerosi contributi le declinazioni del tema sia in
ambito tecnico-scientifico, sia in quello umanistico, in
un succedersi di pagine dove l’economia, l’architettura,
la robotica si vengono a trovare contigue alla musica,
al racconto, alla riproduzione di un’opera d’arte.
Nell’alta velocità che si viene imprimendo al mondo
delle cose e degli uomini tutto diviene produzione e
deve girare in modo sempre più veloce, in una generale
ottimizzazione di processo. Cosa deriva da tutto questo,
cosa può derivare da tutto questo, cosa può essere
desiderabile derivi da tutto questo? È la vita
nell’andare, nel movimento, nel muovere verso qualcosa.
Si va, invece, nel presente, in un invorticato andamento
che minaccia la propria essenza. Nei ritmi delle
fabbriche, del costruire, laddove questo non esprime una
vera necessità, si sta correndo un rischio mortale. Alla
fine si rischia di costruire roba che non potrà mai
essere venduta, automobili fatte per spazi e persone che
non sono in grado di accoglierle, merci che si
accumulano ovunque, in attesa di qualche impossibile
vendita, se non addirittura impossibile svendita.
Altrove allora deve forse essere cercato quanto velocità
e automazione riescono a “liberare" in termini di
risorse umane. Accanto e in armonia con il vulcanico
agire deve dunque trovare spazio un tempo più lento,
un tempo da poter perdere per poi riuscire a trovare
qualche cosa di altro, qualche cosa di diverso, una
possibilità nuova di essere e fare nel mondo, prima che
il polverone alzato dalla folle corsa finisca per
rendere tutti ciechi. Bene si mescolano allora vecchio e
nuovo, la vigna gestita col computer, il pollaio un po’
meno lager e meno ottimizzato, quando si arriva a
capire, ed è una semplice questione di comunicazione,
e alla fine di cultura, che un uovo si può
tranquillamente vendere più caro, laddove ciò che
viene venduto sia un pezzetto spesso di un mondo
migliore.
Ma è un diverso rapporto col mondo ciò che conta, in
un’epoca di tali e improvvisi cambiamenti, una nuova
visione, e un nuovo rapporto tra soggetti. In questi
ultimi anni, la furia privatizzatrice ha voluto
cancellare dovunque il vecchio termine ‘utente’ per
sostituirlo con quello di 'cliente'. Dovrebbero le
aziende oggi preoccuparsi di aggiornare il termine
'cliente' e inventare qualcosa che abbia in sé una
capacità meno diretta di evocare la rapidità con cui la
clientela può abbandonare al suo destino
all’improvviso la più pregiata delle produzioni. In
una condivisione etica e morale tra produttore e
consumatore di prodotti, è da sperare dunque che si
apra una nuova via, dove ognuno per la sua parte sia
referente all’altro, perché la più alta velocità
nell’erogare bene e servizi sia dedicata all’unico fine
di pervenire tutti a una più sofisticata civiltà:
quella in cui il tempo non si deve contare, come è
privilegio di filosofi e dei.
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